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Quando pensiamo all’origine ed all’evoluzione dei manufatti edilizi, come quelli in cotto o laterizio, dobbiamo pensare a processi semplici che nel tempo si sono modificati, dando vita a tecnologie sempre più evolute. Questa trasformazione poggia le sue basi:
sull’utilizzo dei materiali presenti in natura come pietra, legno, elementi vegetali, argilla, acqua
dalle loro caratteristiche precipue
dalla capacità dell’uomo di trasformarle
dalle modalità con cui se n’è reso possibile l’utilizzo in quanto materiali costruttivi.
Di fatto non si tratta tanto di una “scelta” quanto di una necessità: in ogni luogo si utilizza quanto è abbondantemente presente e facilmente estraibile, talvolta anche affidandosi a sovrapposizioni materiche. L’argilla, plasmata, lavorata, ha il merito - insieme agli altri materiali – di aver trasformato il paesaggio naturale dando luogo al paesaggio antropizzato; ha creato culture locali consolidate che hanno influenzato la sensibilità percettiva e dato forma a canoni estetici, dove natura e artificio erano in equilibrio.
Riflettendo nello specifico sul tetto e confrontandosi con gli studi disponibili, si è compreso come le prime coperture fossero eseguite con elementi vegetali sovrapposti tra loro: ramaglie, fronde, canne palustri e ampie foglie. Il passaggio successivo ha portato ad utilizzare l’argilla, più stabile e durevole. Ma la vera trasformazione si è attuata con l’avvento della civiltà ceramica (oltre 4000 anni fa), che ha dato luogo a manufatti simili a quelli in uso oggi. L’esempio più noto è rappresentato dal Palazzo di Lerna, nel Peloponneso, risalente a circa 2300-2500 anni fa.
Le tegole qui rinvenute riportavano già impresso un sigillo: il così detto “bollo laterizio”; un segno grafico che ne identificava l’origine e ne sottolineava la qualità. Dai Romani in poi la tegola in cotto si affermerà sempre più, dando luogo ad un comparto produttivo di grande rilievo.
L’evoluzione in forme differenti avverrà sostanzialmente nell’Ottocento, quando la produzione meccanizzata permetterà la definizione di profili di tegole in cotto differenti, migliorando soprattutto le modalità di accostamento ed aggancio degli elementi.
Accostandoci agli edifici storici, possiamo comprendere immediatamente il primo motivo per il quale in molti, ancora oggi, si affidano alla terracotta come soluzione per il manto di copertura; in numerose località dall’origine antica si assiste alla presenta di tetti immutati da secoli (chiese, palazzi, templi..), a dimostrazione della resistenza del cotto e della validità di questo sistema di copertura.
Il secondo motivo è innegabilmente la sua qualità estetica: il trascorrere del tempo lascia dei segni che anziché ridimensionarne l’aspetto formale, ne rimarcano la piacevolezza. Pur nella diversità dei profili e delle colorazioni, il manto in cotto è universale e si declina con grande spontaneità in tutti i contesti paesaggistici del nostro territorio.
Anche la durabilità del materiale rappresenta un aspetto vantaggioso: le tegole in cotto sono normalmente garantite 30 anni ma nei fatti durano ben più a lungo, come ricordato sopra. I manti in cotto sono poi antigelivi ed impermeabili, possiedono un’elevata resistenza meccanica sia ai carichi statici, sia dinamici (grandine, vento…).
Non da ultimo rammentiamo che richiedono una bassa manutenzione, affidata, qualora si verifichino delle problematiche, ad interventi frequentemente puntuali e non estesi. Inoltre il loro sistema di posa è noto e consolidato da secoli.
Si rammenta che, come vale per tutte le soluzioni edilizie, la validità del sistema è certificata dal superamento di test di tipo fisico-meccanico eseguiti sia nel rispetto delle specifiche normative UNI, sia delle più recenti normative europee.
Il dilemma della scelta di copertura in cotto o in cemento nasce da valutazioni essenzialmente legate all’estetica, alla storicità ed al rapporto con l’ambiente.
Nel delineare l’aspetto formale del nostro fabbricato di cui ci stiamo occupando - qualunque sia la sua destinazione -, sia questo tradizionale o contemporaneo, è indispensabile confrontarsi con il luogo in cui è inserito.
Questo confronto evidenzia quei condizionamenti esterni che debbono essere analizzati con cura e riguardano:
il clima (che richiede scelte accurate di resistenza, di posa, di geometria, di rapporti con la stratigrafia e le esigenze energetiche)
il contesto urbano, se presente
il contesto paesaggistico, da confermare, tutelare e valorizzare.
Per questo motivo la seconda valutazione deve riguardare l’assetto normativo proprio di quel luogo, perché è sempre più frequente che gli strumenti urbanistici locali diano indicazioni puntuali che non possono essere trascurate né minimizzate.
Per queste motivazioni in alcune realizzazioni o rifacimenti è indispensabile utilizzare il manto in terracotta, data la presenza di vincoli paesaggistici.
Il cotto è preferibile quando la nostra costruzione è tradizionale e ne vogliamo conservare la tradizionalità nel tempo.
Il cotto è invece una scelta obbligata quando il nostro edificio è collocato in luoghi in cui si attua un processo di valorizzazione, tutela e conservazione attraverso norme contenute negli strumenti urbanistici (piani regolatori e regolamenti edilizi).
Ciò non esclude, inoltre, la possibilità di scegliere profili e colorazioni contemporanei pur utilizzando un materiale storicamente consolidato.
Anche una lavorazione tanto nota e perpetrata nel tempo come quella riguardante la produzione della tegola in cotto ha subito notevoli evoluzioni, volte a migliorarne ulteriormente la prestazionalità.
L’affidabilità del materiale non è così demandata solo ad un suo utilizzo ininterrotto nei secoli ma anche ad una ricerca scientifica costante, finalizzata ad individuare soluzioni di qualità sempre più elevata.
Per questo il gruppo BMI dispone di Centri ricerca e sviluppo situati in Italia, Germania ed Inghilterra, con l’obiettivo di innovare gli aspetti tecnologici, produttivi, funzionali ed estetici dei suoi prodotti. Nei laboratori sottopone ogni singolo manufatto ad operazioni di testing, per confrontarsi con le prestazioni minime individuate dalle normative di settore e migliorare le esigenze prestazionali che riguardano nello specifico le resistenze:
al carico di rottura
agli agenti atmosferici (pioggia, raggi UV, vento)
al fuoco
ai cicli di gelo e disgelo
da cui derivano le Garanzie rilasciate dall’azienda.
Tutte le tegole ed i coppi in terracotta infatti dovrebbero resistere - secondo la normativa italiana - a 90 cicli di gelo/disgelo. L’esperienza di BMI Wierer in laterizio fa sì, invece, che i suoi prodotti in cotto resistano per ben 400 cicli, consentendo così all’azienda di offrire una garanzia di 30 anni di impermeabilità all’acqua su tutti i suoi modelli.
Non solo, ma alcuni modelli di tegola sono sottoposti ad un processo di Klinkerizzazione: il raggiungimento di temperature di cottura decisamente più elevate (1050°) permette di raggiungere una prestazionalità altissima specie in termini di resistenza meccanica.
Questa tecnologia produttiva si affida inoltre all’utilizzo di cassette ad H e di stampi in gesso: la perfezione dimensionale, di profilo e di finitura che ne scaturisce è merito proprio di questi elementi, che fanno della tegola in klinker una soluzione altamente qualitativa rispetto a quella legata ad una produzione tradizionale.
Se hai bisogno di un sopralluogo o di un supporto tecnico per comprendere quale problema ha il tuo tetto, chiedi un intervento al tecnico più vicino a te.