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Che il mondo stia cambiando sotto il profilo climatico è sotto gli occhi di tutti: ogni giorno i media diffondono notizie poco confortanti, informandoci di eventi meteorici estremi, di tassi di smog elevatissimi, di ghiacciai millenari che si ritirano e di molti altri fatti di estrema gravità. E’ evidente che queste trasformazioni sono la conseguenza delle trasformazioni tecnologiche, economiche, sociali e territoriali indotte dalla rivoluzione industriale: le emissioni, l’effetto serra, le piogge acide ed altri fenomeni determinano, da molto tempo, allarmanti ripercussioni ambientali.
Il fenomeno è globale ma interessa in particolar modo alcune zone geografiche: ne sono particolarmente colpite le popolazioni più povere, che sovente si concentrano in aree già interessate da climi avversi. Ma anche chi risiede stabilmente nei grandi centri urbani è investito da conseguenze che agiscono sulla salute, recentemente già messa a dura prova dalla pandemia.
Da tempo è noto e scientificamente descritto l’effetto isola di calore urbana (ICU), che colpisce diffusamente le conurbazioni specie mediterranee; di fatto si evidenzia in uno scarto significativo di temperatura registrata, a parità di momento, tra le aree urbanizzate e quelle poste ai loro margini.
L’isola di calore urbana può manifestarsi con due modalità:
superficiale: ovvero quell’innalzamento di temperatura delle superfici qualora siano esposte alla radiazione solare (dovuta al maggiore o minor assorbimento, alle caratteristiche proprie dei materiali, …)
atmosferica: quando si assista ad un innalzamento della temperatura dei centri urbani anche di +2°-+3° (ma che la scienza è portata a stimare pari anche a +5° entro il 2050) rispetto alla campagna circostante, osservabile specie durante la notte, quando le superfici rilasciano il caldo assorbito di giorno.
Questo è dovuto a diversi fattori propri di ogni singolo luogo:
la conformazione urbana (in funzione della sua densità ma anche della presenza di alture che la “bloccano” nel suo intorno)
l’esposizione solare
le condizioni climatiche tipiche (maggiore o minore ventosità, piovosità, ….)
la presenza più o meno diffusa di verde urbano
la concentrazione delle attività prevalenti
la qualità dei materiali che la definiscono.
Proprio questi ultimi possono svolgere un ruolo prioritario nel migliorare le cose, perché reagiscono ai fenomeni naturali (umidità, aria, irraggiamento…), condizionando il microclima locale.
La scienza sta conducendo moltissimi studi su questi fenomeni ed in particolare si sta concentrando sul monitoraggio degli eventi e sull’individuazione delle strategie tese al contenimento delle emissioni ed alla mitigazione degli effetti. L’obiettivo iniziale è di mantenere la temperatura media almeno al di sotto dei 2 ° C rispetto al periodo preindustriale, così come stabilito nell’accordo di Parigi del 2015 ed arrivare al 2050 ad emissioni di gas serra nette vicine allo zero.
Sovente si sente parlare di resilienza, intesa come la capacità di adattarsi al cambiamento. Quando si parla di sistemi (ecologici ma anche urbani), essa esprime la capacità di autoripararsi e di ritornare al suo stato iniziale in seguito all’azione di una perturbazione che ne ha modificato lo stato originale.
E’ difficile pensare, guardando alle città con cui ci confrontiamo oggi, di poter tendere a questo. Ma di certo è possibile evitare il peggioramento della situazione e per questo sono molte le città italiane, ad essersi dotate di programmi tesi a:
aggiornare piani e misure per ridurre le emissioni di gas serra
aumentare la produzione e l’impiego delle fonti rinnovabili
individuare strategie per il risparmio energetico degli edifici pubblici e privati
ripensare alla mobilità in chiave sostenibile
sostenere l’economia circolare
monitorare e misurare i cambiamenti
predisporre sistemi di allerta preventiva, di piani di emergenza per la gestione dei rischi e la riduzione dell’esposizione della popolazione
valutare le correlazioni tra cambiamenti, salute e costi sanitari
puntare sul verde urbano
investire sullo sviluppo urbano, sulla gestione e sull’uso corretto del suolo, delle risorse idriche, degli edifici e delle infrastrutture.
La resilienza va quindi progettata: un principio sempre valido quando ci si riferisce alla qualità delle città, delle sue parti e degli edifici.
Se parliamo di città, le strategie da adottare riguardano essenzialmente la riduzione delle impermeabilizzazioni e di nuovi consumi di suolo, il controllo del deflusso delle acque meteoriche ed il monitoraggio del drenaggio urbano e della rete idrografica, con infrastrutture adeguatamente dimensionate; ma anche la creazione di reti e sistemi verdi, la realizzazione di piazze, viali e giardini pubblici e privati diffusi.
Le stesse argomentazioni possono essere traslate alle coperture a verde che insistono sugli edifici: quando si realizza un tetto verde i benefici sono molteplici ed agiscono sia a livello microclimatico, sia funzionale.
Il tetto verde, che in tale sede riconduciamo soprattutto alla tipologia piana (ma che nessuno vieta di realizzare anche su coperture a falde) comporta vantaggi innumerevoli;
sotto il profilo qualitativo nella sua accezione più ampia:
costruisce un importante elemento decorativo
migliora la percezione del costruito
dà benessere
ci dà la sensazione di realizzare una sorta di compensazione ecologica rispetto al suolo sottratto dalla presenza dell’edificio stesso
rappresenta un altro sistema verde in città
è incentivato da molte amministrazioni, che lo sostengono e premiano (pensate al Bonus Verde).
E sotto il profilo microclimatico:
permette la definizione di un microclima meno secco, grazie all’evotraspirazione dell’acqua accumulata
determina un effetto termico: isola d’inverno, raffresca d’estate
riduce le onde di calore (è stato provato che, a parità di condizioni e di tempo, in una città americana, su un tetto convenzionale la temperatura raggiunta è arrivata a misurare 76°, mentre su un tetto verde l’oscillazione avveniva nell’ordine di 33 ed i 48°)
fa sì che si realizzi uno sfasamento del deflusso idrico in gronda
protegge gli strati che realizzano la copertura nella sua complessità (materiali isolanti, impermeabilizzanti, …) e ne permette una durabilità più estesa nel tempo
capta le polveri sottili
svolge un ruolo di decarbonizzazione
assorbe le onde sonore
assolve un ruolo importante rispetto all’elettrosmog
crea un piccolo ambiente di vita per piante ed animaletti in ambito microurbano
Ma ancora, sotto il profilo funzionale:
è un oggetto di rigenerazione e riqualificazione urbana, dell’edificio e delle sue pertinenze
migliora la qualità di vivibilità degli ambienti abitativi sottostanti
consente di disporre di uno spazio esterno aggiuntivo, privato o comune al condominio, oggi più che mai vitale
permette di realizzare gli orti sul tetto, assecondando una funzione didattica, ricreativa, produttiva: utile!
accresce il valore immobiliare dell’edificio.
BMI Icopal è la divisione di BMI Italia che si occupa di coperture continue e di soluzioni a verde sul tetto, attraverso proposte stratigrafiche specifiche ad elevata prestazionalità che contribuiscono positivamente al bilancio energetico; con BMI Icopal puoi realizzare la tua copertura piana:
a verde estensivo: una superficie verde dal ruolo essenzialmente decorativo, che richiede specie vegetali specifiche ma anche semplici essenze erbacee, uno strato colturale contenuto ed una bassa manutenzione
a verde intensivo: un giardino vero e proprio, con specie più estese, percorsi ed arredi per esterno. Necessita di uno strato colturale più ampio, obbligatoriamente di un sistema di irrigazione, di caratteristiche di portanza e resistenza meccanica specifiche e di maggior cura progettuale e realizzativa, ma la sua presenza non può che essere apprezzata.
Alla mitigazione dell'effetto dell’irraggiamento solare sugli edifici concorrono differenti parametri: tra essi certamente massa, ventilazione e riflettanza. Quest’ultima, in particolare, è legata al colore dei materiali ed al suo mantenimento nel tempo cosa che, in particolare nei centri urbani, dove si verifica l'“effetto albedo” (che traduce il potere riflettente di una superficie), è difficilmente perseguibile. Di certo si deve prestare una grande attenzione ai materiali, alle loro caratteristiche ed alla loro durabilità nel tempo.
l cool roof rientra certamente nelle strategie di adattabilità climatica e resilienza, promuovendo soluzioni di contrasto alle intense e frequenti ondate di calore in ambito urbano e specie se è specificamente progettato e realizzato attraverso materiali innovativi che:
promuovono il controllo bioclimatico
controllano l’irraggiamento
agiscono sul raffrescamento (si pensi al ruolo della ventilazione degli strati)
migliorano l’isolamento termico dell’edificio.
BMI Italia propone soluzioni cool roof sia per coperture continue, sia discontinue, che autonomamente riflettono una parte consistente di irraggiamento solare, non permettendo che questa venga totalmente assorbita dagli strati funzionali e possa penetrare all’interno degli ambienti abitati, rendendoli invivibili specie nei periodi estivi.
Alcune tegole BMI WIERER per tetti a falde sono caratterizzate da una superficie reflex proprio per rispondere a queste esigenze; se queste sono poi accoppiate a membrane riflettenti, negli ambienti sottotetto si osserva una riduzione anche di 2°C della temperatura interna, senza che si debba ricorrere ad un sistema impiantistico.
Ognuno di noi, nel proprio piccolo e nel proprio edificio, può contribuire a salvare il pianeta: quando interveniamo sulla nostra casa la scelta dei materiali è importante.
Selezioniamo prodotti a basso impatto ambientale, soluzioni rispettose dei CAM, materiali riciclabili e dalle caratteristiche anche orientate alla sostenibilità.
Così il microclima intorno a noi sarà più vivibile e la nostra vita più sana.
Se devi realizzare un progetto puoi chiedere un supporto tecnico al team di BMI Expert. Potrai confrontarti per definire la soluzione migliore per le tue esigenze di progettazione ricevendo anche un fascicolo tecnico.