Paesaggi di tetti e luoghi

Viaggiare è sempre stato un sogno dell’uomo e noi l’abbiamo fatto attraverso la mongolfiera: ecco le riprese di un intervento importante, la copertura del Vescovado di Mondovì, che dall’alto raccontano la meraviglia dei nostri paesaggi.
copertura Mondovì dall'alto
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La comprensione del tutto

La tecnologia permette, oggi, di confrontarsi con la realtà che ci circonda attraverso vari mezzi: dagli strumenti di Google, alle immagini scattate dai satelliti alle strisciate fotografiche aeree, che per decenni ci hanno consentito di comprendere i nostri paesaggi, rurali ed urbani e le loro trasformazioni. Anche i viaggi aerei permettono una lettura dinamica, senza consentire, tuttavia, di cogliere i dettagli.

La mongolfiera invece si allontana, si avvicina e transita lentamente, concedendoci così di individuare particolari importanti. Per questo è stata preziosissima per illustrare un intervento significativo in copertura.

Così, nel tentativo di rubare immagini di quanto si stava realizzando, ci siamo accorti di quanto sia appagante l’osservazione lenta dall’alto. Quanto colga le peculiarità del nostro paesaggio, sfaccettato e ricco di tanti elementi: le emergenze della terra, le distese marine, i nastri articolati attraverso i quali i corsi d’acqua scendono a valle, gli specchi lacustri, le ampie distese boschive. Ma anche le imponenti trasformazioni antropiche: i grandi centri metropolitani come i centri minori, le estensioni urbane lungo le direttrici viarie principali, gli insediamenti produttivi, le espansioni residenziali recenti, le grandi arterie di traffico e le urbanizzazioni, la campagna antropizzata, che pare naturale ma deriva da un grande sforzo umano.

Guardando dall’alto si colgono la continuità degli interventi e le motivazioni per cui tale continuità ad un certo punto si è interrotta: la presenza di un ostacolo, talvolta superabile, tal altre no. Si nota come questi intralci nel passato permanessero e fossero aggirati: nel Medioevo la città rispettava la fonte, il pozzo, l’albero secolare e ci cresceva interno, inglobandola. Oggi l’abbatteremmo, ma siamo anche in grado di creare ampi collegamenti, di unire ciò che pare lontanissimo: si pensi ai ponti anche spettacolari realizzati in tempi più recenti.

Dall’alto si coglie la storia: si comprendono gli antichi nuclei e si vede quando si sono espansi - se si sono espansi e non son rimasti il ricordo di un’epoca lontana - e quanto: di alcune delle nostre più belle città si vede l’evoluzione, l’espansione. E con la mongolfiera si comprende anche la cronologia di queste mutazioni, perché avvicinandoci al costruito ne cogliamo le particolarità costruttive e materiche, che ci rimandano ad una fase storica piuttosto che ad un’altra.

L’osservazione in movimento dall’alto cattura la bellissima diversità che caratterizza il nostro paese e lo rende unico; la trasformazione per mano dell’uomo è consistente, forse troppo e gli spazi lasciati alla natura sono ormai in minoranza, ma la sorpresa che ci coglie, una volta lasciata alle spalle un’ampia superficie boschiva, trovandosi a ridosso di una città e della sua storia, è veramente un privilegio.

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I tetti del territorio dall'alto

Anche i tetti raccontano un’evoluzione

Il tetto connota l’ambiente urbano e la sua estensione nel territorio. Attraverso i tetti comprendiamo la maggiore o minore densità urbana: tetti addossati, volumetricamente complessi, con giochi di forme e altezze differenti si legano a momenti lontani, ai periodi - molto diffusi in Italia - dell’accastellamento, dei feudi, dell’età comunale. Ciò si distacca evidentemente dai centri di origine romana, regolari e ortogonali, discendenti dalle logiche dell’accampamento militare, facili da controllare e da leggere; e anche qui il tetto asseconda queste concezioni e ne permette la lettura. Emergono poi anche tessuti meno densi ma più estesi, ancora razionalizzati ma legati soprattutto allo sviluppo viario, ove il verde fa la sua comparsa come elemento rigenerante urbano, tipico delle teorie urbane Ottocentesche. Il tetto ci consente di confrontarci con le grandi lottizzazioni più vicine a noi, molto meno ordinate e omogenee, più personalistiche.

La materia del tetto parla di storia e di luoghi: la terra cotta dei nuclei storici che tutti conosciamo, la pietra dei tetti di montagna e delle sue borgate isolate, il metallo delle cupole e dei mercati ottocenteschi, raccontano di materiali facilmente reperibili in loco, di lavorazioni artigiane e di evoluzione costruttiva. Falde con pendenze più accentuate sono sinonimi di luoghi piovosi e nevosi, di alture e montagna; le coperture piane raccontano di climi secchi ma anche di invasioni e culture lontane, là dove storicamente sono avvenute. 

La storia recente invece ci concede maggior libertà: forme differenti, innovative e molteplici e materie che possono facilmente arrivare da lontano, anche indifferenti alla tradizione se non proprio consapevolmente in contrasto, legate a processi industriali e costruttivi moderni.

Il volo in mongolfiera: una visione privilegiata

Parlare con Giovanni (John) Aimo è entusiasmante, perché racconta di esperienze uniche. Istruttore specializzato, inizia il suo percorso all’Aeroclub di Cuneo ed ha alle spalle molte ore di volo: nel 1979 è chiamato dall’allora Presidente del Club ad occuparsi dei “palloni” (come li chiama lui) a seguito della prima immatricolazione di una mongolfiera in Italia.
E così cambia la sua vita.
Prima di allora in Italia esisteva un solo pallone a gas, nei pressi di Milano, ancora oggi utilizzato: per Aimo il miglior mezzo di volo esistente, perché essendo privo di bruciatore consente di viaggiare in assoluto silenzio, assecondando semplicemente le correnti anche per 2-3 giorni, senza mai scendere; un mezzo che sta su da solo.
Con la mongolfiera - che nasce in Francia nel 1783 - cambiano le cose ma permangono i privilegi del volo col pallone, che consente di alzarsi fino a 10.000 metri o di volare a raso, parlare con la gente mentre si avanza, sfiorare le fronde degli alberi o seguire - come di recente gli è capitato - le azioni di caccia dei rapaci a pochi metri da sè. Si gode di una vista a 360° con una velocità che va dai 5 ai 10-15 km orari, affidandosi al proprio spirito d’osservazione. Non si sa dove si va, perché ancora una volta sono le correnti a guidare, ma si può aggiustare la traiettoria: l’'importante è che ci sia qualcuno, dal basso, che segua con l’auto e ci raggiunga dove si scende.


Dal 1986 questa passione diventa un lavoro: John gareggia in tutto il mondo, nel 2005 fonda nella sua città l’Aeroclub Mongolfiere, organizza un raduno internazionale che si svolge all’inizio di ogni anno e crea un baloon porto, luogo d’incontro di decine di palloni; continua incessantemente a volare specie a Mondovì, dove le correnti sono tante e sovrapposte. Essendo legato ad Italia Nostra ed appassionato di territorio e città, raccoglie la bellezza ma anche i segni del degrado di tanto realtà urbane, riferendoli agli Enti preposti affinchè intervengano.


E così, volando su Mondovì Piazza da oltre trent’anni, ha partecipato da vicino e con continuità all’avanzare dei lavori di rifacimento della copertura del Vescovado, permettendo a tutti noi di godere di riprese che diversamente non avremmo mai ammirato.







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